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BADIA BENEDETTINA DI VALFABBRICA

Sorta nell’Alto Medioevo, la Badia benedettina di Santa Maria Assunta di Valfabbrica era uno strategico possedimento nell’assisano dell’importante abbazia di San Silvestro di Nonantola.

Nel 1101 un contratto sancisce un accordo tra Andrea, il monaco rappresentante dell’abbazia di Valfabbrica, e Leto priore della chiesa di S. Rufino di Assisi.

Tra gli anni 1100 e 1130 i monaci benedettini, dal motto “Ora et Labora”, col priore Saluccio bonificarono la circostante zona paludosa rendendola una fertile piana, favorendo così lo sviluppo e l’importanza del monastero.

Con una bolla del 1168 papa Alessandro III scrive che Nonantola possiede un monastero a Valfabbrica (“cellam S. Marie in Fabrica”).

Nel 1177 l’imperatore Federico Barbarossa con un documento ufficiale mette la chiesa e il monastero (“ecclesia de Valle Fabrica Nonantule pertinet ecclesie”), più tutto ciò che ad esso è unito (“ipsam vallem fabricam”) sotto la propria protezione.

Con una bolla del 1191 papa Celestino III conferma che Nonantola dispone della Badia e delle corti di Valfabbrica (“ecclesiam S. Marie in Vallis Fabrica cum castellis et omnibus ecclesiis et pertinentiis suis”).

Nel 1207 San Francesco, nel suo primo viaggio da uomo nuovo dopo la “spoliazione”, partì da Assisi e transitò per Valfabbrica e dopo l’aggressione subita in località Pioppo soggiornò per alcuni giorni in questo monastero, prima di guadare il fiume Chiascio per raggiungere Gubbio.

Nel 1272 l’abate Garzia del monastero di S. Vittore di Chiusi, unitamente a Iacubutio, conte di Coccorano, e ad altri feudatari di Gubbio e Camerino, non si sa bene con qual pretesto, invasero le terre del priorato e lo stesso monastero, spogliandolo persino dei beni mobili e delle carte.

Nel 1359 la Santa Sede ordinò la soppressione del monastero, ma il luogo di culto restò chiesa parrocchiale per sette secoli.

Nel 1544 il canonico Benzi demandò il monastero di S.M. Assunta nelle mani del vescovo di Assisi, che lo unì ai suoi possedimenti. Infatti Papa Paolo III Farnese nello stesso anno definisce l’unione dei beni dell’ex priorato di Valfabbrica al Capitolo della Cattedrale di Assisi, nominando di volta in volta i parroci e passando loro la congrua fino alla soppressione del 1862 del Re d’Italia Vittorio Emanuele II.

Il complesso abbaziale aveva una vera e propria cinta muraria di difesa, dove era compreso il cortile e il chiostro dotato di un pozzo ancora esistente.

La chiesa nel medioevo aveva il pavimento molto più in basso e nei pressi dell’altare presentava la zona absidale, dove oggi c’è invece un muro trasversale ad angolo retto, caratteristiche che le conferivano un volume maggiore di quello attuale; nel XVII secolo la struttura fu modificata in altezza, fu abbattuta la “tribuna” e vennero aperte delle finestre, cosa che determinò il deturpamento di alcune opere pittoriche.

Anticamente le pareti della chiesa erano completamente affrescate e oggi, tra le opere artistiche rimaste, possiamo di certo ammirare la più importante: l’affresco del “Compianto sul Cristo morto”, risalente alla fine del XIII secolo ed unico esempio in Umbria della “Scuola del Cimabue”.